Trento,
il 20 febbraio 2013
PROCESSO
AI 24 SAHARAWI DI GDEIM IZIK - LA NOTTE NERA DELLA GIUSTIZIA
La
notte di sabato 16 febbraio è stata scritta una delle pagine più
nere nella storia del popolo
Sahrawi
e della giustizia e del diritto internazionale.
Una
notte profondamente nera, un buio che per 9 persone non vedrà mai la
fine, mentre per altre 14
avrà
una durata compresa tra i 20 e i 30 anni.
Queste
sono le condanne pronunciate dal Tribunale Militare di Rabat nei
confronti di un gruppo di
difensori
per i diritti umani Saharawi la cui unica colpa è non aver
supinamente accettato
un'occupazione
militare illegale che giornalmente tortura, uccide, umilia e stupra
la popolazione
civile
Saharawi. Loro unica colpa aver organizzato nell'autunno 2010 a Gdeim
Izik la più grande
protesta
pacifica della storia del Sahara Occidentale occupato dal Marocco.
Loro unica colpa essersi
schierati
contro le discriminazioni, le violenze e il sopruso, per scegliere la
parte del diritto
internazionale
e dei diritti umani.
Ma
queste sono cose che un regime autoritario e brutale fa fatica a
tollerare. E infatti, dopo aver
smantellato
con la violenza la protesta che si portava avanti da oltre un mese in
modo
completamente
pacifico, scatenando violenti scontri; le autorità marocchine hanno
incarcerato e
torturato
centinaia di Saharawi in tutti i Territori Occupati, hanno espulso
tutti i giornalisti e gli
osservatori
internazionali indipendenti per impedire che la Comunità
Internazionale fosse messa a
conoscenza
di quanto accadeva.
Quegli
attivisti accusati di aver organizzato la protesta sono stati
rinchiusi in carcere per oltre 2
anni,
in attesa di un processo che poi si è rivelato una farsa ad uso e
consumo degli Osservatori
Internazionali
per dimostrare il rispetto delle regole di un processo equo e del
diritto di difesa.
Processo
costruito su dichiarazioni estorte agli imputati con la tortura e
senza la presenza dei loro
difensori,
processo che considera solo le vittime tra le forze dell'ordine (la
cui identità, tranne che in
un
caso, non è stata accertata) e si basa su una versione completamente
inventata dei fatti (le decine
di
migliaia di manifestanti sarebbero stati tenuti sotto sequestro con
l'inganno e la violenza dai 24
imputati,
l'intervento delle forze dell'ordine sarebbe stato disarmato...).
L'
impianto accusatorio ha il suo unico fondamento nei verbali di
interrogatorio resi degli imputati,
alcuni
palesemente falsificati, e in relazione ai quali la difesa ha
denunciato torture e violenze
sessuali,
senza essere minimamente ascoltata dai giudici, neanche di fronte
all' esibizione in aula dei
segni
delle torture subite.
D'altronde
il resto delle prove a carico degli imputati è palesemente
inutilizzabile (video di dubbia
autenticità
in cui gli autori delle violenze non sono identificabili, prove
materiali di cui non si è
evitata
in alcun modo la manipolazione...).
Infine
il finale tragico, in contrasto con lo svolgimento a tratti ridicolo
delle udienze, accompagnate
dalle
roboanti dichiarazioni degli osservatori "embedded", tese a
sostenere (senza argomentare
però)
l'equità del giudizio e la legittimità della competenza della
giurisdizione militare.
Associazione
TRE.CA.SMA.
Ovviamente
le decine di Osservatori Giuristi Indipendenti (inviati a seguire il
processo per conto di
importanti
organismi nazionali tra i quali l’Unione Italiana delle Camere
Penali e il Consiglio
Nazionale
dell’Avvocatura Spagnola. A questo proposito citiamo i siti
www.ossin.org
e
www.iajuws.org)
e gli Osservatori Internazionali Civili presenti a Rabat nei giorni
scorsi,
testimoniano
quanto invece questo processo sia stato un teatrino volto a
mascherare un regolamento
di
conti totalmente politico nei confronti di alcuni dei più strenui
difensori dei diritti e della dignità
umana
in un territorio dove una brutale occupazione le calpesta entrambe
ogni giorno che passa, da
oltre
38 anni.
L'Associazione
TRE.CA.SMA denuncia con sdegno questa ignominia vergognosa, frutto di
un'
occupazione
ignorata dall' Europa e dalla Comunità Internazionale e che pesa
terribilmente sulla
credibilità
delle Nazioni Unite e di tutti gli interventi presuntamente
"umanitari" messi in atto dalle
potenze
europee in territorio africano.
Il
rispetto dei Diritti Umani non può essere sbandierato in giro per il
mondo a sostegno dei più
svariati
interventi armati e poi ignorato quando lo si ha sotto casa. Perché
va ricordato che la
soluzione
della questione del Sahara è fondamentale per lo sviluppo di una
politica Euroafricana nel
contesto
del Mediterraneo che sia contemporaneamente proficua e rispettosa
della dignità
dell'essere
umano.
Chiediamo
pertanto con forza al Parlamento Europeo, al nuovo Governo Italiano e
al Parlamento
Italiano
che saranno eletti dopo le imminenti elezioni politiche; nonché alla
Regione Emilia-
Romagna,
alle Province della Regione, ai Comuni di questa Regione che da anni
sostengono la
causa
del Popolo Saharawi ed hanno tutti firmato patti di amicizia con le
istituzioni della RASD, (la
Repubblica
Saharawi proclamata in esilio nei campi profughi di Tindouf):
– di
condannare ufficialmente la sentenza emessa sabato dal Tribunale
Militare di Rabat nei
confronti
di 24 attivisti saharawi in quanto emessa da una giurisdizione
incompetente e
comunque
espressione di una forza occupante;
– di
condannare la palese iniquità del processo, nonché la totale
assenza delle più basilari
garanzie
a favore della difesa;
– di
denunciare le torture e le violazioni dei Diritti Umani ai danni
degli imputati;
– di
denunciare allo stesso modo le violazioni dei Diritti Umani che
giornalmente vengono
commesse
in ogni angolo Territori Occupati del Sahara Occidentale e che sono
state
recentemente
documentate dalla RFK Foundation, oltre che dai rapporti degli
Osservatori
Internazionali
che hanno visitato i Territori del Sahara Occidentale occupati
illegalmente dal
Marocco;
– di
denunciare l' occupazione illegale dei territori del Sahara
Occidentale da parte del
Marocco,
e di agire in qualunque modo perché questa vergogna finisca.
Il
consiglio direttivo
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