COMUNICATO
CONGIUNTO DELLE ASSOCIAZIONI:
Jaima
Sahrawi (RE)
Kabara
Lagdaf (MO)
El
Ouali (BO)
PROCESSO
AI 24 SAHARAWI DI GDEIM IZIK - LA NOTTE NERA DELLA GIUSTIZIA
La
notte di sabato 16 febbraio è stata scritta una delle pagine più
nere nella storia del popolo Sahrawi e della giustizia e del diritto
internazionale.
Una
notte profondamente nera, un buio che per 9 persone non vedrà mai la
fine, mentre per altre 14 avrà una durata compresa tra i 20 e i 30
anni.
Queste
sono le condanne pronunciate dal Tribunale Militare di Rabat nei
confronti di un gruppo di difensori per i diritti umani Saharawi la
cui unica colpa è non aver supinamente accettato un'occupazione
militare illegale che giornalmente tortura, uccide, umilia e stupra
la popolazione civile Saharawi. Loro unica colpa aver organizzato
nell'autunno 2010 a Gdeim Izik la più grande protesta pacifica della
storia del Sahara Occidentale occupato dal Marocco. Loro unica colpa
essersi schierati contro le discriminazioni, le violenze e il
sopruso, per scegliere la parte del diritto internazionale e dei
diritti umani.
Ma
queste sono cose che un regime autoritario e brutale fa fatica a
tollerare. E infatti, dopo aver smantellato con la violenza la
protesta che si portava avanti da oltre un mese in modo completamente
pacifico, scatenando violenti scontri; le autorità marocchine hanno
incarcerato e torturato centinaia di Saharawi in tutti i Territori
Occupati, hanno espulso tutti i giornalisti e gli osservatori
internazionali indipendenti per impedire che la Comunità
Internazionale fosse messa a conoscenza di quanto accadeva.
Quegli
attivisti accusati di aver organizzato la protesta sono stati
rinchiusi in carcere per oltre 2 anni, in attesa di un processo che
poi si è rivelato una farsa ad uso e consumo degli Osservatori
Internazionali per dimostrare il rispetto delle regole di un processo
equo e del diritto di difesa. Processo costruito su dichiarazioni
estorte agli imputati con la tortura e senza la presenza dei loro
difensori, processo che considera solo le vittime tra le forze
dell'ordine (la cui identità, tranne che in un caso, non è stata
accertata) e si basa su una versione completamente inventata dei
fatti (le decine di migliaia di manifestanti sarebbero stati tenuti
sotto sequestro con l'inganno e la violenza dai 24 imputati,
l'intervento delle forze dell'ordine sarebbe stato disarmato...).
L'
impianto accusatorio ha il suo unico fondamento nei verbali di
interrogatorio resi degli imputati, alcuni palesemente falsificati, e
in relazione ai quali la difesa ha denunciato torture e violenze
sessuali, senza essere minimamente ascoltata dai giudici, neanche di
fronte all' esibizione in aula dei segni delle torture subite.
D'altronde
il resto delle prove a carico degli imputati è palesemente
inutilizzabile (video di dubbia autenticità in cui gli autori delle
violenze non sono identificabili, prove materiali di cui non si è
evitata in alcun modo la manipolazione...).
Infine
il finale tragico, in contrasto con lo svolgimento a tratti ridicolo
delle udienze, accompagnate dalle roboanti dichiarazioni degli
osservatori "embedded", tese a sostenere (senza argomentare
però) l'equità del giudizio e la legittimità della competenza
della giurisdizione militare.
Ovviamente
le decine di Osservatori Giuristi Indipendenti (inviati a seguire il
processo per conto di importanti organismi nazionali tra i quali
l’Unione Italiana delle Camere Penali e il Consiglio Nazionale
dell’Avvocatura Spagnola. A questo proposito citiamo i siti
www.ossin.org
e www.iajuws.org)
e gli Osservatori Internazionali Civili presenti a Rabat nei giorni
scorsi, testimoniano quanto invece questo processo sia stato un
teatrino volto a mascherare un regolamento di conti totalmente
politico nei confronti di alcuni dei più strenui difensori dei
diritti e della dignità umana in un territorio dove una brutale
occupazione le calpesta entrambe ogni giorno che passa, da oltre 38
anni. Le Associazioni
Jaima
Sahrawi, Kabara Lagdaf ed El Ouali, denunciano con sdegno questa
ignominia vergognosa, frutto di un' occupazione ignorata dall' Europa
e dalla Comunità Internazionale e che pesa terribilmente sulla
credibilità delle Nazioni Unite e di tutti gli interventi
presuntamente "umanitari" messi in atto dalle potenze
europee in territorio africano.
Il
rispetto dei Diritti Umani non può essere sbandierato in giro per il
mondo a sostegno dei più svariati interventi armati e poi ignorato
quando lo si ha sotto casa. Perché va ricordato che la soluzione
della questione del Sahara è fondamentale per lo sviluppo di una
politica Euroafricana nel contesto del Mediterraneo che sia
contemporaneamente proficua e rispettosa della dignità dell'essere
umano.
Chiediamo
pertanto con forza al Parlamento Europeo, al nuovo Governo Italiano e
al Parlamento Italiano che saranno eletti dopo le imminenti elezioni
politiche; nonché alla Regione Emilia-Romagna, alle Province della
Regione, ai Comuni di questa Regione che da anni sostengono la causa
del Popolo Saharawi ed hanno tutti firmato patti di amicizia con le
istituzioni della RASD, (la Repubblica Saharawi proclamata in esilio
nei campi profughi di Tindouf) :
-
di condannare ufficialmente la sentenza emessa sabato dal Tribunale
Militare di Rabat nei confronti di 24 attivisti saharawi in quanto
emessa da una giurisdizione incompetente e comunque espressione di
una forza occupante;
-
di condannare la palese iniquità del processo, nonché la totale
assenza delle più basilari garanzie a favore della difesa;
-
di denunciare le torture e le violazioni dei Diritti Umani ai danni
degli imputati;
-
di denunciare allo stesso modo le violazioni dei Diritti Umani che
giornalmente vengono commesse in ogni angolo Territori Occupati del
Sahara Occidentale e che sono state recentemente documentate dalla
RFK Foundation, oltre che dai rapporti degli Osservatori
Internazionali che hanno visitato i Territori del Sahara Occidentale
occupati illegalmente dal Marocco;
-
di denunciare l' occupazione illegale dei territori del Sahara
Occidentale da parte del Marocco, e di agire in qualunque modo perché
questa vergogna finisca.
Reggio
Emilia, Modena, Bologna, 19 febbraio 2013
Associazione
Jaima Saharawi, di Reggio Emilia
Associazione
Kabara Lagdaf, di Modena
Associazione
El Ouali, di Bologna
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