sábado, 23 de febrero de 2013

JAIMA-KABARA-EL OUALI.

COMUNICATO CONGIUNTO DELLE ASSOCIAZIONI:

Jaima Sahrawi (RE)
Kabara Lagdaf (MO)
El Ouali (BO)

PROCESSO AI 24 SAHARAWI DI GDEIM IZIK - LA NOTTE NERA DELLA GIUSTIZIA

La notte di sabato 16 febbraio è stata scritta una delle pagine più nere nella storia del popolo Sahrawi e della giustizia e del diritto internazionale.
Una notte profondamente nera, un buio che per 9 persone non vedrà mai la fine, mentre per altre 14 avrà una durata compresa tra i 20 e i 30 anni.

Queste sono le condanne pronunciate dal Tribunale Militare di Rabat nei confronti di un gruppo di difensori per i diritti umani Saharawi la cui unica colpa è non aver supinamente accettato un'occupazione militare illegale che giornalmente tortura, uccide, umilia e stupra la popolazione civile Saharawi. Loro unica colpa aver organizzato nell'autunno 2010 a Gdeim Izik la più grande protesta pacifica della storia del Sahara Occidentale occupato dal Marocco. Loro unica colpa essersi schierati contro le discriminazioni, le violenze e il sopruso, per scegliere la parte del diritto internazionale e dei diritti umani.

Ma queste sono cose che un regime autoritario e brutale fa fatica a tollerare. E infatti, dopo aver smantellato con la violenza la protesta che si portava avanti da oltre un mese in modo completamente pacifico, scatenando violenti scontri; le autorità marocchine hanno incarcerato e torturato centinaia di Saharawi in tutti i Territori Occupati, hanno espulso tutti i giornalisti e gli osservatori internazionali indipendenti per impedire che la Comunità Internazionale fosse messa a conoscenza di quanto accadeva.

Quegli attivisti accusati di aver organizzato la protesta sono stati rinchiusi in carcere per oltre 2 anni, in attesa di un processo che poi si è rivelato una farsa ad uso e consumo degli Osservatori Internazionali per dimostrare il rispetto delle regole di un processo equo e del diritto di difesa. Processo costruito su dichiarazioni estorte agli imputati con la tortura e senza la presenza dei loro difensori, processo che considera solo le vittime tra le forze dell'ordine (la cui identità, tranne che in un caso, non è stata accertata) e si basa su una versione completamente inventata dei fatti (le decine di migliaia di manifestanti sarebbero stati tenuti sotto sequestro con l'inganno e la violenza dai 24 imputati, l'intervento delle forze dell'ordine sarebbe stato disarmato...).
L' impianto accusatorio ha il suo unico fondamento nei verbali di interrogatorio resi degli imputati, alcuni palesemente falsificati, e in relazione ai quali la difesa ha denunciato torture e violenze sessuali, senza essere minimamente ascoltata dai giudici, neanche di fronte all' esibizione in aula dei segni delle torture subite.
D'altronde il resto delle prove a carico degli imputati è palesemente inutilizzabile (video di dubbia autenticità in cui gli autori delle violenze non sono identificabili, prove materiali di cui non si è evitata in alcun modo la manipolazione...).
Infine il finale tragico, in contrasto con lo svolgimento a tratti ridicolo delle udienze, accompagnate dalle roboanti dichiarazioni degli osservatori "embedded", tese a sostenere (senza argomentare però) l'equità del giudizio e la legittimità della competenza della giurisdizione militare.

Ovviamente le decine di Osservatori Giuristi Indipendenti (inviati a seguire il processo per conto di importanti organismi nazionali tra i quali l’Unione Italiana delle Camere Penali e il Consiglio Nazionale dell’Avvocatura Spagnola. A questo proposito citiamo i siti www.ossin.org e www.iajuws.org) e gli Osservatori Internazionali Civili presenti a Rabat nei giorni scorsi, testimoniano quanto invece questo processo sia stato un teatrino volto a mascherare un regolamento di conti totalmente politico nei confronti di alcuni dei più strenui difensori dei diritti e della dignità umana in un territorio dove una brutale occupazione le calpesta entrambe ogni giorno che passa, da oltre 38 anni. Le Associazioni
Jaima Sahrawi, Kabara Lagdaf ed El Ouali, denunciano con sdegno questa ignominia vergognosa, frutto di un' occupazione ignorata dall' Europa e dalla Comunità Internazionale e che pesa terribilmente sulla credibilità delle Nazioni Unite e di tutti gli interventi presuntamente "umanitari" messi in atto dalle potenze europee in territorio africano.
Il rispetto dei Diritti Umani non può essere sbandierato in giro per il mondo a sostegno dei più svariati interventi armati e poi ignorato quando lo si ha sotto casa. Perché va ricordato che la soluzione della questione del Sahara è fondamentale per lo sviluppo di una politica Euroafricana nel contesto del Mediterraneo che sia contemporaneamente proficua e rispettosa della dignità dell'essere umano.

Chiediamo pertanto con forza al Parlamento Europeo, al nuovo Governo Italiano e al Parlamento Italiano che saranno eletti dopo le imminenti elezioni politiche; nonché alla Regione Emilia-Romagna, alle Province della Regione, ai Comuni di questa Regione che da anni sostengono la causa del Popolo Saharawi ed hanno tutti firmato patti di amicizia con le istituzioni della RASD, (la Repubblica Saharawi proclamata in esilio nei campi profughi di Tindouf) :

- di condannare ufficialmente la sentenza emessa sabato dal Tribunale Militare di Rabat nei confronti di 24 attivisti saharawi in quanto emessa da una giurisdizione incompetente e comunque espressione di una forza occupante;
- di condannare la palese iniquità del processo, nonché la totale assenza delle più basilari garanzie a favore della difesa;
- di denunciare le torture e le violazioni dei Diritti Umani ai danni degli imputati;
- di denunciare allo stesso modo le violazioni dei Diritti Umani che giornalmente vengono commesse in ogni angolo Territori Occupati del Sahara Occidentale e che sono state recentemente documentate dalla RFK Foundation, oltre che dai rapporti degli Osservatori Internazionali che hanno visitato i Territori del Sahara Occidentale occupati illegalmente dal Marocco;
- di denunciare l' occupazione illegale dei territori del Sahara Occidentale da parte del Marocco, e di agire in qualunque modo perché questa vergogna finisca.

Reggio Emilia, Modena, Bologna, 19 febbraio 2013

Associazione Jaima Saharawi, di Reggio Emilia
Associazione Kabara Lagdaf, di Modena
Associazione El Ouali, di Bologna

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